venerdì 31 maggio 2013

Maggio....il mese delle rose!;)

Lo scorso 18  maggio 2013 si è svolta, presso il roseto comunale di Roma, la 71a edizione internazionale nuove varietà di rose. Un appuntamento annuale che mi ha sempre incuriosito, ma che , causa problemi di allergia, ho sempre guardato da lontano, coltivando la speranza di poter un giorno avvicinare un luogo che, nel mese di maggio, raggiunge il suo massimo splendore.
L'occasione si è presentata lo scorso 19 maggio 2013, complice anche un tempo piuttosto incerto ed estremamente fresco, che mi ha dato l'opportunità di apprezzarlo pienamente (leggere: senza fastidiosi starnuti ed occhi lacrimanti).


 
 
Alle  pendici dell'Aventino, di fronte ai resti del Palatino, appena sopra il Circo Massimo, si estende la collina dedicata al roseto.
Ero preparata alla massiccia affluenza del pubblico, in effetti è difficile poter resistere a 1200 esemplari di piante, provenienti da tutto il mondo che, con i loro colori e i loro odori, danno vita ad uno spettacolo quasi fiabesco.
La zona di 10.000 metri quadrati è divisa in due dalla Via di Valle Murcia. Nella parte alta vengono coltivate le piante che permettono di tracciare l'evoluzione della rosa dall'antichità ad oggi, suddivise tra "rose botaniche", "rose antiche" e "rose moderne". Nella seconda sezione, quella più piccola, vengono invece ospitate le nuove varietà di rose, inviate da tutto il mondo e che partecipano, ogni anno, al premio suddetto.
Questa non è la prima sede del roseto comunale per la capitale; la primissima, aperta nel 1931, si trovava sul Colle Oppio, accanto al Colosseo. Venne però totalmente distrutta con i bombardamenti della II Guerra Mondiale, e per questo, nel 1950, venne riaperto il roseto nell'attuale posizione.
La medesima zona, nel III secolo a.C., ospitava il tempio della dea Flora, la cui festa (floralia) si svolgeva, in primavera, nel vicino Circo Massimo. Mentre, per diversi secoli, fu sede del cimitero ebraico, spostato nel 1934 all'interno del cimitero Verano. (In omaggio a quest'ultimo, ancora oggi i viali hanno la forma caratteristica della menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo dell'Ebraismo).

Mentre i colori delle rose potete ammirarli attraverso le foto, quello che mi sarà più difficile riportare nel post saranno i profumi; innumerevoli fragranze, tutte diverse tra loro, che non avrei mai immaginato, neanche per un fiore tanto bello.
 
 
 
 

sabato 18 maggio 2013

Villa Gamberini.... beati i turchi!:)

Ieri mi è capitato di prendere parte ad una visita guidata straordinaria dell'attuale ambasciata turca in Roma, conosciuta come Villa Gamberini.
Villa Gamberini, google maps
Villa Gamberini, google maps
Villa Gamberini, google maps
Non è facile poter accedere in una ambasciata, certamente non per una visita turistica. Si è trattato quindi di una bella occasione per visitare un villino che all'interno nasconde delle stanze favolose.
 
Purtroppo, per ragioni di sicurezza, ci è stato proibito di fare foto esternamente ed internamente. Le foto che troverete in questo post sono, in parte catturate grazie a google maps (per gli esterni), mentre gli interni sono tratti dal seguente sito: http://digilander.libero.it/romabe/Sub_Pages/Tarihce_it.htm, per questo i diritti di copyright sono interamente dell'ambasciata turca.
Villa Gamberini è stata costruita tra il 1881 e il 1883 per volere dei conti Gamberini ( il Conte Giuseppe Gamberini e la consorte, la Contessa Angela Lodigiani Gamberini) che vi abitarono fino al 1887, ossia fino alla morte del conte. La contessa vedova, preferì vendere l'edificio, per la cifra di 950.000 lire (una cifra molto al di sopra della media del valore dei villini adiacenti, almeno per quell'epoca) all'impero Ottomano e tornare in Piemonte, regione d'origine della famiglia.
Quindi dal 1887 viene spostata l'ambasciata turca da Firenze a Roma, che nel frattempo era anche diventata capitale del regno d'Italia.
Ad oggi, è l'unica ambasciata a Roma che ha mantenuto la medesima sede per così tanto tempo, 126 anni.
L'edificio si trova in via Palestro 28; con una superficie di 528 mq è composto da tre piani (il piano nobile è quello al pianterreno, detto anche di rappresentanza; mentre al primo piano  ci sono gli appartamenti privati dell'ambasciatore. Un tempo il piano in alto e quello interrato erano riservati alla servitù). Esiste anche un edificio di servizio annesso alla proprietà.
L'entrata presenta una pensilina in stile liberty, una delle ultime pensiline in ferro battuto ancora conservate nella capitale.
pensilina stile liberty, copyright ambasciata turca
Dal punto di vista architettonico, la villa presenta una decorazione diversa per ogni sala. Per volere del conte, l'influenza stilistica maggiore per l'intera struttura è sicuramente quella francese con il neo-rococò.




Una delle sale più belle, almeno per me, è l'antico salone delle feste, attualmente utilizzato come sala di ricevimento. Un salone interamente coperto di stucchi dorati, dipinti e decorazioni che si ispirano al rococò francese. Si evince che si trattava del salone da ballo perché su una delle pareti campeggia un dipinto raffigurante una coppia di ballerini in abiti d'epoca settecenteschi, mentre in altri dipinti sono rappresentati putti che suonano.
Dettaglio del salone delle feste, putti che suonano
copyright ambasciata turca
Un tappeto ricopre l'intero pavimento e riprende gli stucchi del soffitto. Ai due lati, due splendide consolle intarsiate, sormontate da oggetti ancora più importanti, come un magnifico orologio. Per non parlare delle porte, decorate con motivi floreali su sfondo dorato. Il salone è stato ristrutturato da qualche anno, come anche i mobili che sono comunque tutti originali dell'epoca in cui fu costruita la villa.
Accanto al salone principale, due salottini uniti successivamente per mezzo di una medesima tappezzeria alle pareti, ma che presentano due soffitti differenti. Uno dei due, alla base del soffitto, riporta figure di bambini e putti. Con la curiosità di una raffigurazione di un bimbo tridimensionale che con espressione spaventata è accerchiato da piccioni. Notevole il realismo dell'espressione della piccola statua.
Altra perla del villino è la stanza da pranzo; una stanza immensa, ricoperta di boiserie in legno. La scelta del legno sulle pareti non è solo per preservare il calore, ma anche per una questione igienica, sicuramente più facili da pulire di una tappezzeria, soprattutto in un luogo in cui il cibo è presente costantemente. Altre particolarità, uno splendido tavolo e un pavimento con un gioco di geometrie con tre tipi di legno diversi.
Sala da pranzo, copyright ambasciata turca

 Completano le spettacolo pavimenti in mosaico, lampadari e mobili risalenti al periodo in cui è stata costruita, tanto che entrare in questa dimora ha il potere di catapultarti nella seconda metà del 1800, se non fosse per la presenza dell'energia elettrica.;)




mosaico dell'ingresso, copyright ambasciata turca

Un pomeriggio diverso e fortunato per aver potuto godere, anche solo per pochi minuti, di tanto splendore.